L’obiettivo non è vivere per sempre. L’obiettivo è creare qualcosa che vivrà per sempre.

Chuck Palahniuk

La frase del giorno ha un sapore superbo e borioso, ma vero per chiunque intraprende un progetto.

La differenza la fa l’interpretazione di quel “per sempre” finale: se due ragazzi stanno acquistando una casa per andare a vivere insieme vogliono che quello sia il loro porto sicuro per tutta la vita, se un architetto costruisce un ponte vuole che la sua opera duri nei secoli.

A volte mi chiedo se quando sono state scritte le opere più famose, una per tutte la divina Commedia, o è stato disegnato un logo noto, per esempio quello di Nike, gli autori fossero coscienti della longevità della loro produzione. Per intenderci, si sono seduti alla scrivania e hanno pensato adesso faccio qualcosa che durerà nei secoli?

Penso di no, credo che un artista, di qualsiasi genere di forma di espressione sia, rappresenti esclusivamente un proprio punto di vista. Molte opere vanno analizzate calandole nel contesto storico-culturale, solo così si riesce a capire il perché dei suoi contenuti. Molti pittori hanno rappresentato gli ideali della loro epoca e molti altri hanno sfidato le regole rappresentando ciò che era proibito. Pensiamo a Monet con l’esposizione del quadro Le Déjeuner sur l’herbe nel 1865. Da sempre poeti e musicisti raccontano dei propri sentimenti e dei turbamenti che cercano di superare. Come scordare le tristi poesie dell’eterno rifiutato Leopardi?

Anni fa avevo assistito ad un intervento ad un seminario di uno psicologo che mi ha insegnato una cosa importante: siamo “vivi” finché qualcuno si ricorda di noi. Questo specialista aveva iniziato la sua sessione chiedendoci di dare una definizione di noi stessi. Qualcuno ha detto: “io sono un avvocato”, qualcun altro “io sono una mamma”. Ci siamo resi conto ben presto che ciascuno aveva più ruoli nella propria vita e tutti erano definiti dal rapporto con altre persone. Lo psicologo ci aveva fatto notare che non aveva senso dire di essere un avvocato se non si hanno dei clienti che ci considerano tale. Si può avere un’abilitazione da avvocato, ma senza intraprendere la professione serve a ben poco. In senso lato è come dire che non è vera, non esiste… perché non se lo ricorda nessuno.

Quindi credo che l’ingrediente segreto per la ricetta dell’immortalità sia esprimere al meglio noi stessi nel nostro lavoro e attraverso le nostre passioni, mettendo sempre un pizzico di ambizione per superare i propri limiti. Anche quando il nostro corpo mortale non sarà più in grado di sopravvivere, rimarranno le nostre opere e saremo vivi finché qualcuno se le ricorderà.

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